Gli inibitori tirosin-chinasici di seconda generazione sono efficaci nell’indurre risposte citogenetiche complete in circa la metà dei pazienti con leucemia mieloide cronica trattati durante la fase cronica e dopo il fallimento di Imatinib ( Glivec ).
È meno chiaro se queste risposte siano durature.
È stato riportato l’esito clinico di 119 pazienti trattati con un inibitore della tirosin-chinasi di seconda generazione come trattamento di seconda linea nella fase cronica.
In una analisi per intention-to-treat, le probabilità a 4 anni di sopravvivenza generale e libera da eventi sono state, rispettivamente, 81.9% e 35.3%.
Nello studio, 62 pazienti hanno interrotto l’iniziale inibitore tirosin-chinasico a causa di resistenza o intolleranza.
Per esplorare ulteriormente la durata delle risposte citogenetiche, indipendentemente dal bisogno di un trattamento di terza linea con inibitori della tirosin-chinasi, è stato utilizzato il concetto di sopravvivenza corrente con risposta citogenetica completa.
Questa sopravvivenza a 4 anni è stata del 54.4%.
Dopo l’introduzione di un inibitore tirosin-chinasico di seconda generazione, 77 pazienti hanno mostrato a 3 mesi un rapporto tra i trascritti BCR-ABL1/ABL1 uguale o inferiore a 10% e hanno mostrato valori significativamente superiori di sopravvivenza generale ( 91.3% vs 72.1%, P=0.02 ), sopravvivenza libera da eventi ( 49.3% vs 13.0%, P inferiore a 0.001 ) e sopravvivenza attuale con risposta citogenetica completa ( 67.2% vs 11.2%, P=0.0001 ) rispetto ai 33 pazienti con rapporti superiori a 10%.
La risposta molecolare a 3 mesi è risultata essere l’unico predittore indipendente di sopravvivenza generale.
Utilizzando un’analisi per intention-to-treat, è stato dimostrato che le risposte alle terapie di seconda linea sono durature.
I pazienti destinati a non rispondere bene possono essere identificati precocemente nel corso della terapia. ( Xagena2012 )
Milojkovic D et al, Blood 2012; 119: 1838-1843
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