Momelotinib ( Ojjaara ) è il primo inibitore della Janus chinasi 1 ( JAK1 ) e JAK2 che ha dimostrato di inibire anche il recettore di tipo 1 dell'attivina A ( ACVR1 ), un regolatore chiave dell'omeostasi del ferro, e ha dimostrato miglioramenti nella splenomegalia, nei sintomi costituzionali e nell'anemia nella mielofibrosi ( MF ).
Una analisi a lungo termine ha riunito i dati di 3 studi randomizzati di fase 3 su Momelotinib ( MOMENTUM, SIMPLIFY-1 e SIMPLIFY-2 ), che rappresentano la malattia da mielofibrosi dagli stadi iniziali ( naive-agli-inibitori di JAK ) a quelli tardivi ( con esperienza di inibitori di JAK ).
I pazienti nei bracci di controllo ( Danazol in MOMENTUM, Ruxolitinib in SIMPLIFY-1 e la migliore terapia disponibile in SIMPLIFY-2 ) potevano passare a ricevere Momelotinib alla fine del periodo randomizzato di 24 settimane e tutti i pazienti potevano continuare il trattamento con Momelotinib dopo il completamento di questi studi tramite un protocollo di accesso esteso ( XAP ).
Attraverso questi studi, 725 pazienti con mielofibrosi hanno ricevuto Momelotinib; il 12% è rimasto in terapia per 5 anni o più, con un’esposizione mediana al trattamento di 11.3 mesi.
L'evento avverso non-ematologico emergente dal trattamento più comune che si è verificato nel 20% o più dei pazienti è stata la diarrea ( qualsiasi grado, 27% e grado maggiore o uguale a 3, 3% ).
Trombocitopenia, anemia e neutropenia di qualsiasi grado si sono verificate rispettivamente nel 25%, 23% e 7% dei pazienti.
Il motivo più comune per l’interruzione di Momelotinib è stata la trombocitopenia ( tasso di interruzione del 4% ).
L'incidenza degli eventi avversi di importanza clinica ( infezioni, trasformazione maligna, neuropatia periferica ed emorragia ) non è aumentata nel tempo.
Questa analisi di uno dei più grandi database di studi randomizzati finora condotti su un inibitore della JAK nella mielofibrosi ha dimostrato un profilo di sicurezza coerente di Momelotinib senza tossicità a lungo termine o cumulativa. ( Xagena2023 )
Verstovsek S et al, Blood Adv 2023; 7: 3582-3591
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